Ostar race. Andrea Mura racconta la sua Ostar

La prima intervista rilasciata da Andrea Mura dopo la sua vittoria alla Ostar

Newport (USA) – Andrea Mura, il vincitore della Ostar 2017, è ancora negli Stati Uniti per i festeggiamenti della sua vittoria, ma ha voluto concedere a Solovelanet la sua prima intervista da vincitore.
La Ostar di Mura, come ci dirà lui stesso, è stata una regata dura nella quale ha dovuto affrontare ben tre burrasche di cui una molto intensa con venti superiori ai 50 nodi. Delle 21 barche partite da Plymouth il 29 maggio, solo 7 sono sopravvissute al trattamento che ha riservato loro l’Atlantico, le altre si sono dovute ritirare o sono state abbandonate in oceano.
Mura, vedendo arrivare la prima intensa depressione, ha subito deciso di salire a nord per scavallare rapidamente l’occhio della depressione e riscendere con venti favorevoli verso sud. Il navigatore sardo si è spinto sino al 56° grado di latitudine nord. Purtroppo, una volta passata la prima, altre due depressioni sono arrivate una dopo l’altra e Mura ha continuato a dover navigare di bolina.
Oltre ad Andrea Mura, in regata c’era anche un secondo italiano, Michele Zambelli che correva su di un Class 950, che però, quando ormai aveva quasi passato la terza burrasca, ha perso la chiglia ed è stato costretto ad attivare il suo Epirb. Sei ore dopo è stato salvato da un elicottero. Il giorno prima già ci erano stati 3 salvataggi da parte di elicotteri e navi, di quattro navigatori della Ostar.
Andrea Mura ha tagliato per primo il traguardo a Newport il 15 giugno con un tempo di 17 giorni, 4 ore e 6 minuti

SVN – Cosa è la Ostar.

A.M. – È la regata più dura del mondo, la più grande palestra per chi intende mettere alla prova se stesso e la propria barca. È una regata da fare contro vento, tutta di bolina in condizioni meteo estreme, una vera palestra. Questa poi, la peggiore di tutte.

SVN – Che cosa è successo.

A.M. – In questa edizione le condizioni del mare e del vento sono state proibitive. Abbiamo preso burrasca con vento sino a 50 nodi.

SVN – Hai avuto problemi.

A.M. – Problemi veri in realtà pochi. È caduta l’antenna del VHF ed ho avuto una perdita con il pistone idraulico che ha perso dell’olio. Avevo comunque un’antenna di rispetto e dell’olio di scorta e sono riuscito a sistemare tutto.

SVN – Ti è andata bene rispetto a molti altri che hanno abbandonato. Fortuna?

A.M. – No, non si tratta di fortuna ma di un lavoro capillare che ogni anno faccio sulla barca. Niente è lasciato al caso e verifico ogni bullone prima di intraprendere navigazioni di questo tipo. La preparazione e la cura del mezzo sono di fondamentale importanza quando si decide di affrontare situazioni così impegnative.

SVN – Hai vinto anche questa stavolta: onore al merito, ma eri senza avversari, cosa ne pensi.

A.M. – La Ostar è aperta a chiunque voglia dimostrare il suo valore. Io c’ero, l’avversario che purtroppo non sono riuscito a battere è il record di percorrenza e, a dirla tutta, in questa Ostar c’erano dei trimarani sulla carta più veloci di Vento di Sardegna.

SVN – Vento di Sardegna, una barca del 1997: va ancora bene.

A.M. – Per fermare Vento di Sardegna bisognerebbe buttarla contro gli scogli! La barca va bene, io la continuo ad aggiornare di continuo. Dal progetto originale ho fatto diverse modifiche, appendici e albero sono di nuova concezione. Il disegno di Felci era molto avanti per quegli anni, anche se, ad oggi, paga il fatto di essere stata costruita con materiali pesanti. Ora la stessa barca peserebbe molto meno e sarebbe molto più performante.

SVN – Prossimo appuntamento.

A.M. – Intendo partecipare alla Route du Rhum del prossimo anno e bissare il successo del 2010.

SVN – Hai vinto e, probabilmente, vincerai ancora, pensi anche di aver convinto.

A.M. – Penso di sì, ho avuto tantissimi riscontri da parte di tutti e molto tifo, questo mi ha fatto davvero piacere e mi incoraggia a continuare, ma non so se sono riuscito a convincere anche qualche sponsor.

SVN – Gli sponsor sono quelli che ti sono mancati per poter fare il Vendée Globe.

A.M. – Purtroppo sì e nella scorsa edizione ho mancato per poco l’obiettivo di potervi partecipare. Come ben sappiamo la situazione in Italia non è facile, la vela non è tenuta sufficientemente in considerazione e molti atleti riescono solo grazie alla copertura di enti quali, ad esempio, l’aeronautica. Per i privati è molto difficile.

SVN – Ci proverai comunque.

A.M. – Certo che sì, da buon sardo sono testardo! Il mio obiettivo è il Vendée Globe, datemi un Imoca 60 e alla prossima edizione sarò sulla linea di partenza!

17/giu/2017
Alessandro Balzani

Fonte [ solovela.net ]